Archivi tag: Roccagorga

A Roccagorga gli anziani raccontano e si raccontano

Il dialogo tra diverse generazioni resta uno dei punti fermi per un ecomuseo. A Roccagorga l’associazione Metropoli’s, partner dell’Ecomuseo dell’Agro Pontino, ha intrapreso un dialogo con gli anziani presso il Centro Sociale sito nel centro storico del paese. Ieri sono stati una trentina a partecipare all’incontro, regalando un vivace scambio di ricordi e saperi tra coloro che sono nati negli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso, con la presenza del presidente di Metropoli’s Eros Ciotti e del coordinatore dell’Ecomuseo Antonio Saccoccio. Ieri è stata inaugurata anche la mostra “Contadini artigiani” presso la saletta espositiva dell’EtnoMuseo Monti Lepini.

Nasce a Roccagorga il Museo-Laboratorio archeo-didattico “Frammenti – Carlo Cristofanilli”

Venerdì 26 gennaio, a Roccagorga, è nato il Museo-Laboratorio archeo-didattico “Frammenti – Carlo Cristofanilli”.

La storica associazione Metropoli’s, il gruppo Scu-Forever, l’Ecomuseo dell’Agro Pontino e la Pro loco di Maenza, in collaborazione con l’EtnoMuseo Monti Lepini, si sono riuniti presso lo studio professionale del presidente di Metropoli’s Eros Ciotti e hanno sottoscritto l’intesa e il relativo crono-programma di 12 mesi per la nascita del Museo-laboratorio dedicato alla figura di Carlo Cristofanilli. Ottima la passione, l’entusiasmo e il dinamismo mostrato dai presenti.

Roccagorga si arricchirà presto di una stazione culturale unica nel suo genere, che andrà ad affiancare l’EtnoMuseo Monti Lepini.

Archeologi, architetti, antropologi, restauratori, archivisti e storici seguiranno le varie fasi realizzative e guideranno i volontari dei gruppi che hanno sottoscritto l’accordo.

Sabato 2 dicembre “DEA in itinere” è a Sabaudia

Sabato 2 dicembre 2023, il tour “DEA in itinere” dell’EtnoMuseo Monti Lepini di Roccagorga fa tappa a Sabaudia, presso il Museo del Mare e della Costa (direttrice Giulia Sirgiovanni), centro di interpretazione locale dell’Ecomuseo.

Il patrimonio dell’EtnoMuseo sarà raccontati in forma teatrale. I cittadini diventeranno i veri protagonisti della performance. Organizzazione curata dall’associazione Metropoli’s (presidente Eros Ciotti).

Festival del Barocco a Roccagorga (12 novembre 2023)

Domenica 12 novembre 2023, a Roccagorga, prima edizione del Festival del Barocco. Organizzato da Metropoli’s, con la regia di Eros Ciotti. Tra i partner Ulisse.net, Ecomuseo dell’Agro Pontino e MIR (Musei in Rete Provincia di Latina). Architettura, urbanistica, pittura, musica, cucina.

Dalle 15.30 alle 20.

Giornate Europee del Patrimonio: mostra “Voci dalle acque” all’EtnoMuseo di Roccagorga

In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio, l’Ecomuseo dell’Agro Pontino e l’EtnoMuseo Monti Lepini di Roccagorga presentano la mostra “Voci dalle acque”, curata da Chiara Barbato, storica dell’arte e referente scientifica dell’Ecomuseo.

La mostra sarà visitabile il 23 e il 24 settembre 2023 presso l’ala nuova dell’EtnoMuseo, dalle ore 10 alle 18.

Notte dei musei a Roccagorga (tavola rotonda)

In occasione della notte dei musei l’EtnoMuseo Monti Lepini di Roccagorga ospiterà il 15 luglio la tavola rotonda I costruttori di località. Trasformazione del paesaggio: da naturale ad antropico, da territorio a “luogo”.

Introducono e coordinano Eros Ciotti, Presidente Associazione Metropoli’s e responsabile dell’EtnoMuseo, e Antonio Saccoccio, coordinatore tecnico-scientifico dell’Ecomuseo dell’Agro Pontino.

Intervengono: Alberto Budoni (docente presso il Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale presso l’Università Sapienza di Roma), Fabiano Riccardi (archeologo), Francesco Tetro (architetto e storico dell’arte). A seguire dialogo con i presenti sui temi affrontati dai relatori.

L’EtnoMuseo Monti Lepini di Roccagorga è anche centro di interpretazione locale dell’Ecomuseo dell’Agro Pontino.

Il Lazio virgiliano a Roccagorga (20 febbraio 2023)

Lunedì 20 febbraio alle 17.30 presso l’EtnoMuseo di Roccagorga si discuterà del paesaggio del Lazio virgiliano. L’idea, portata avanti da tempo dall’Ecomuseo del Lazio Virgiliano, prevede la conoscenza complessiva del paesaggio che il poeta Virgilio, duemila anni fa, descrisse con lo Sguardo della Dea dal Circeo alla foce del Tevere. In questo paesaggio ogni luogo è parte di un tutto e il valore dell’insieme è molto di più della somma delle parti, se chi abita in questi luoghi ha la coscienza di vivere nel territorio del Lazio Latino, con uno straordinario patrimonio naturale, mitico, storico e culturale.

Dopo la presentazione a cura di Giosuè Auletta, coordinatore tecnico-scientifico dell’Ecomuseo del Lazio Virgiliano, interverranno: Antonio Saccoccio (coordinatore tecnico-scientifico dell’Ecomuseo dell’Agro Pontino); Eros Ciotti (responsabile dell’EtnoMuseo Monti Lepini di Roccagorga e presidente dell’Ass. Metropoli’s); Paola Cacciotti (Centro Studi A.R.T.E.), Antonio Scarsella (Rete Ulisse.Net), Giuseppe Ciavolella (Ass. Cammino). Coordinerà i lavori: Vincenzo Piccaro.

Processi partecipativi, ossessione turistica, immaginario esogeno (alcune considerazioni a margine dell’incontro del 9 luglio 2022 a Roccagorga)

Roberta Tucci – Ci tengo a ribadire la necessità che si avvii una procedura partecipativa con un gruppo di persone locali interessate a ripristinare un rapporto con quell’emergenza del territorio (il villaggio di capanne in località Valle La Caccia a Roccagorga), disposte a spendersi e al tempo stesso a godere dei risultati che si otterranno. Se poi il sito diventerà un punto di attrazione anche per chi viene da fuori, nulla osta, ma questo potrà/potrebbe essere un risultato molto più alla lunga e comunque non un obiettivo dell’Ecomuseo. Ho visto, sempre seguendo l’Ecomuseo delle Acque del Gemonese, come i processi partecipativi ecomuseali hanno un loro valore socio-culturale già in quanto processi, oltre ai risultati che poi si ottengono. Proprio con i cantieri del paesaggio questo appare chiaro, ma anche con le mappe di comunità. Una volta avviato e sviluppato il processo sul villaggio di capanne di Roccagorga, potreste valutare se stimolare analoghi processi in altri poli montani che ricadono nell’area dell’Ecomuseo, ma certo ora è prematuro.

Antonio Saccoccio – L’approccio che hai indicato lo condivido perfettamente, prima bisogna creare un nuovo legame tra il sito e la comunità, solo eventualmente e in seguito coinvolgere anche altri che vengono da fuori. Purtroppo c’è un’ossessione continua che porta a trasformare qualsiasi cosa in attrazione turistica e questa ossessione impedisce di lavorare dando un senso profondo e un reale valore a ciò che si fa.

Roberta Tucci – Il problema che evidenzi e che condivido integralmente (“Purtroppo c’è un’ossessione continua che porta a trasformare qualsiasi cosa in attrazione turistica e questa ossessione impedisce di lavorare dando un senso profondo e un reale valore a ciò che si fa”) deriva da scelte politiche nazionali a mio avviso scellerate, che si sono dimostrate insostenibili per l’ambiente e incompatibili con i contesti umani sui territori, privati del senso di appartenenza e dell’intimità profonda con i luoghi abitati che prima avevano e che li hanno resi culturalmente autonomi in passato. Le voci che hanno sottolineato e che oggi ancor di più sottolineano la necessità di un cambiamento di prospettiva circa lo “sviluppo” restano inascoltate. Chissà poi quale benessere potrebbe portare il turismo a paesi come Roccagorga? Una follia. Raddrizzare questa visione, per recuperarne una più coerente con i luoghi in cui i tanti paesi collinari e montani sono situati, dando un senso al proprio vivere lì, e non altrove, può essere un obiettivo ecomuseale raggiungibile (almeno in parte!) avviando azioni concrete che portino le persone a prendersi cura fattivamente del proprio patrimonio culturale e naturale, per migliorare le loro vite, per acquisire relazioni e coerenze con gli spazi in cui vivono. Non è facile, sicuramente… ma ci si può provare.

Antonio Saccoccio – Purtroppo anche molti tra i migliori interpreti del territorio hanno sempre questo obiettivo del turismo in testa, ormai sembra che non si possa fare più nulla di significativo se non si monetizza turisticamente. I risultati di un simile approccio sono quasi sempre deludenti, ci si affatica tanto ma il turismo non arriva, anche perché cercare di creare turismo quando neppure i cittadini sono partecipi e consapevoli del proprio patrimonio ambientale e culturale è un po’ come voler costruire un grattacielo sulle sabbie mobili.

Roberta Tucci – Va anche tenuto conto di come negli ultimi vent’anni il processo sociale di conformismo e di omologazione sia divenuto molto più stringente rispetto allo scorso secolo, per cui oggi il punto di vista di un cittadino di Norma può non derivare da uno stile locale effettivamente da lui vissuto e incorporato, bensì da una costruzione retorica a lui veicolata attraverso i media (i nostri borghi…) e che lui ha fatto propria, magari senza neanche rendersene conto. Ne consegue che per poter costruire un processo partecipativo in una “comunità” occorre anzitutto decostruire l’immaginario esogeno che ha colonizzato le teste delle persone, cercando di trovare un equilibrio intellettualmente onesto fra la proposta del coordinatore e la risposta delle persone. Il coordinatore non deve imporre, ma neppure lasciare la briglia sciolta. Soprattutto è lui che deve avere ben chiaro il progetto. Poi via via le situazioni si decantano da sole e non sarà difficile individuare gli attori sociali che si muovono con una loro autonomia culturale e che possono diventare valide colonne dell’ecomuseo.

Un paesaggio invisibile a Roccagorga: il villaggio di capanne in località Valle La Caccia (idee per la valorizzazione)

Sabato 9 luglio si è tenuto a Roccagorga, in una sala dell’EtnoMuseo Monti Lepini, un incontro per il progetto “Paesaggi invisibili”. L’EtnoMuseo è diventato Centro di interpretazione locale dell’Ecomuseo con una delibera di giunta nel dicembre del 2020.

Sono intervenuti: Antonio Saccoccio (coordinatore dell’Ecomuseo dell’Agro Pontino), Angelo Valerio (rappresentante legale dell’Ecomuseo), Eros Ciotti (architetto, presidente di Metropoli’s, associazione che gestisce l’EtnoMuseo Monti Lepini, referente locale dell’Ecomuseo dell’Agro Pontino), Roberta Tucci (etno-antropologa, docente della Scuola di Specializzazione in beni demoetnoantropologici dell’Università Sapienza di Roma, membro del Comitato tecnico-scientifico dell’Ecomuseo delle Acque del Gemonese).

Angelo Valerio ha ricordato l’importanza per l’Ecomuseo della ricerca etnoantropologica e del rapporto con l’EtnoMuseo di Roccagorga.

Antonio Saccoccio ha sinteticamente introdotto l’idea che sta alla base del progetto “Paesaggi invisibili” (richiamando le teorizzazioni di Lucio Gambi e Maurizio Maggi) e ha messo l’accento sulla cosiddetta “invisibilità del pastore”, tema ricorrente negli studi sui villaggi di capanne.

Eros Ciotti ha quindi illustrato con una ricca serie di immagini e fotografie il villaggio di capanne sito in località Valle La Caccia. Del villaggio è stato effettuato anni fa, su progetto del prof. Vincenzo Padiglione, direttore scientifico dell’EtnoMuseo Monti Lepini, un rilievo e uno studio completo da un gruppo di ricerca composto da architetti, archeologi e antropologi, coordinati rispettivamente dall’arch. Eros Ciotti, dall’archeologa Prof.ssa Margherita Cancellieri e dallo stesso prof. Padiglione. Il villaggio, costruito da carpinetani, è suddiviso in tre zone vicine ma distinte in cui vivevano tre gruppi familiari; fu abbandonato quando negli anni Cinquanta iniziò il rimboschimento. Ora è quasi completamente nascosto dalla vegetazione. Occorre comprendere in che modo riscoprirlo e valorizzarlo.

Roberta Tucci ha ricordato l’importanza di cercare i giusti attori sociali, quelli che appartengono ai contesti agropastorali, per poter poi colloquiare con loro. Dopo aver lavorato sulle fonti e sulla documentazione, sarà necessario rendere fruibili questi luoghi, renderli evidenti, visibili, con sentieri segnalati. In seguito non bisognerà considerarlo solo un luogo di escursioni, ma anche un sito in cui la comunità entra dentro in modo esperienziale, con attività di cooperazione e manutenzione sulla pietra a secco. Lungo i percorsi si potranno costruire altri muretti a secco, ma anche manufatti nuovi, che possono essere accanto o sulla via per raggiungere il villaggio. Ogni anno si potrebbero costruire dei pezzi di muretti a secco. In questo modo si potrebbe recuperare un legame anche affettivo con il nostro passato, senza alcuna nostalgia. Un’altra possibilità è organizzare letture tematiche o piccoli concerti, come fa l’Ecomuseo delle Acque del Gemonese. In ultimo, ma non per importanza, si potrebbe realizzare una mappa di comunità per rendere visibile ciò che ora è invisibile, anche per estendere questo discorso ad altre località e comunità con emergenze analoghe.

L’incontro si è concluso con alcuni preziosi interventi dei partecipanti e un delizioso rinfresco preparato e offerto dall’EtnoMuseo.

Per l’accoglienza e la splendida ospitalità ringraziamo Mara Ricci, Noemi Politi, Angelica Saputo, Paola Cipolla, Vincenzo Piccaro, Domenico Orsini.

La prevista passeggiata di scoperta al villaggio di capanne in località Valle La Caccia è stata rimandata al prossimo autunno. In sostituzione Eros Ciotti ha portato i partecipanti in piazza VI Gennaio e li ha intrattenuti con il racconto straordinario di una comunità che, ispirata dall’illusionismo barocco, preferì costruire un’altra città piuttosto che continuare a sviluppare gli spazi angusti del Medioevo. Chi ha voluto e potuto, è rimasto a cena godendosi la fresca serata a Roccagorga.

In Italia è soprattutto il cedimento del “paesaggio invisibile” che ha messo in crisi la bellezza, la solidità, la vivibilità di molti territori: relazioni sociali, uso consuetudinario dei luoghi e delle risorse comuni soprattutto territoriali, norme e prassi di convivenza e reciprocità, modalità di comunicazione inter-generazionali e di trasmissione dei saperi sono lentamente “franati”, prima del paesaggio visibile, silenziosamente ma non meno disastrosamente. [Maurizio Maggi, 2006]

Il villaggio di capanne, distinto in tre zone (immagini tratte dalle relazione di Eros Ciotti)
Fotografia di gruppo con il responsabile legale dell’Ecomuseo Angelo Valerio, il coordinatore dell’Ecomuseo Antonio Saccoccio e alcuni referenti locali dell’Ecomuseo: Luciano De Prosperis (Amaseno), Ernesto Migliori (Vallecorsa), Eros Ciotti (Roccagorga), Pino Lattanzi (Sonnino).
Eros Ciotti ed Ernesto Migliori
Ernesto Migliori e Carlo Pietrocini

“Un villaggio di capanne in località Valle La Caccia” (Roccagorga, 9 luglio 2022)

Sabato 9 luglio 2022, dalle ore 18, l’EtnoMuseo Monti Lepini di Roccagorga ospiterà l’incontro “Un villaggio di capanne e la comunità di Roccagorga”, tappa del progetto “Paesaggi invisibili” ideato e curato dall’Ecomuseo dell’Agro Pontino. Sarà l’occasione per riflettere sulla cultura materiale e immateriale delle comunità agro-pastorali che fino a qualche decennio fa vivevano sulle nostre colline.

Interverranno l’architetto Eros Ciotti (responsabile dell’EtnoMuseo e referente locale dell’Ecomuseo), Roberta Tucci (etnoantropologa), Antonio Saccoccio (coordinatore tecnico-scientifico dell’Ecomuseo), Oliviero Cavone (costruttore di capanne).
Dalle 19 si raggiungerà, con un percorso prima in automobile e poi a piedi, la località Valle La Caccia, dove si visiterà ciò che resta del villaggio di capanne. Si raccomanda, per questo, un abbigliamento adeguato.