Archivi del mese: luglio 2013

Norma: la Compagnia di Danza Popolare durante le prove per il Norbensis Festival e inventario partecipativo

Norma: i ragazzi della Compagnia di Danza Popolare durante le prove in vista del Norbensis Festival.

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I ragazzi della Compagnia di Danza Popolare alle prese con l’inventario partecipativo.ImmagineImmagineImmagineImmagine

Angelo Valerio, Francesca Barbato, Fabio Massimo Filippi

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Angelo Valerio, Fabio Massimo Filippi e consorte, Antonio Saccoccio, Gian Marco Muraro

 

Tor Tre Ponti: torneo di briscola presso la parrocchia di San Paolo

Tor Tre Ponti: torneo di briscola e cena comunitaria presso la parrocchia di San Paolo con l’organizzazione gestita dai giovani del posto

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Padre Giorgio dialoga sul Vangelo e sul ruolo politico della Chiesa con Felice Calvani.Immagine

Gli ecomusei e lo sviluppo economico (Maurizio Maggi)

A seconda che si assuma un orizzonte temporale di breve e lungo periodo, esistono due modi di intendere l’Ecomuseo come strumento di aiuto allo sviluppo economico.

L’ecomuseo come attrazione turistica

=> Un elemento patrimoniale in più che si aggiunge al valore del capitale esistente, non si  elaborano progetti nuovi ma si arricchiscono quelli esistenti (caso minimo)

=> Un elemento che moltiplica il valore del patrimonio esistente, si prendono in considerazione opportunità nuove e prima non praticabili (caso massimo).

In entrambi i casi l’obiettivo è avere un’offerta turistica più ricca in modo da aumentare la domanda. I risultati sono prevalentemente economici (reddito) e sono attesi nel breve periodo. Qui il ruolo del territorio in linea di massima non cambia e rimane, come nel modello fordista, un supporto delle attività produttive.

L’ecomuseo come rafforzamento dell’identità locale.

=> L’obiettivo è rendere più coesa, consapevole, vitale la comunità locale, aumentando la capacità competitiva del territorio. I risultati sono sociali oltre che economici (identità) e sono tangibili soprattutto nel lungo periodo, mentre a breve termine non differiscono rispetto al caso A. Qui in linea di massima ci si prepara a cercare nuovi ruoli per il territorio come potenziale produttore di ricchezza, superando in tal modo il tradizionale concetto fordista.

La colonizzazione turistica.

Il turismo presenta opportunità economiche, che sono self evident, ma anche rischi, legati soprattutto all’appiattimento dell’identità culturale. Ovviamente questi rischi sono rilevanti per il turismo di tipo tradizionale, mentre sono minori per quello di tipo non tradizionale. La difesa dell’identità territoriale (o anche la sua ricostruzione) non sono incompatibili con lo sviluppo turistico. Si tratta in realtà di due orizzonti temporali diversi. Le potenzialità turistiche possono essere sfruttate in un’ottica di breve periodo, magari a detrimento dell’identità, dell’ambiente o di altri elementi importanti del patrimonio territoriale. In un’ottica invece di periodo medio-lungo è proprio il rafforzamento dell’identità a rappresentare la premessa per la crescita della competitività territoriale. La sfida qui è quello di agganciarsi in modo non subalterno al fenomeno della crescita turistica assicurando un turismo gestito in luogo di un turismo subito.

Sabaudia: visita alla famiglia Capponi, intervista e inventario partecipativo

Sabaudia: visita alla famiglia Capponi, intervista e inventario partecipativo. La famiglia Capponi è l’unica famiglia che vive da sempre sulle sponde  del lago di Sabaudia, portando avanti diverse attività produttive (allevamento, coltivazioni, pesca, trasporti sul lago, etc.)

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Silvano Capponi (n. 1941) spiega la vita della famiglia Capponi sul lago di Sabaudia a partire dal 1870.

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I fratelli Silvano e Bruno Capponi raccontano la loro vita sul lago di Sabaudia.Immagine

Bruno Capponi, il barcaiolo del lago di Sabaudia.Immagine

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La Signora Capponi alla prese con galline, oche e faraone.

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Norma: incontro con l’Associazione Norbensis e inventario partecipativo

Norma: incontro con l’Associazione folklorica Norbensis, che lavora all’inventario partecipativo con gli operatori ecomuseali dell’Agro Pontino

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L’architetto Fabio Massimo Filippi

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Alcune vedute dell’Agro Pontino da Norma (si notano in primo piano l’oasi di Ninfa e il fiume Ninfa)

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Borgo Montenero: inventario partecipativo in un podere

Borgo Montenero: parte della comunità, riunita in un podere per una festa di famiglia, lavora all’inventario partecipativo e annota punti rilevanti sulla carta topografica del consorzio di bonifica.

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Sermoneta: vista dell’Agro Pontino e comunità in piazza

Questa galleria contiene 6 immagini.

L’Agro Pontino visto dal centro di Sermoneta (spicca in altezza sulla destra la Torre Pontina). Una parte della comunità di Sermoneta discute nella piazza centrale (30-06-2013)

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Associazione folklorica Norbensis

Associazione folklorica Norbensis

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Tor Tre Ponti: festa e cena comunitaria per San Paolo

Questa galleria contiene 2 immagini.

Cena comunitaria per i festeggiamenti di San Paolo (29-06-2013) presso la Chiesa di Tor Tre Ponti . Padre Simone all’interno del capannone impiegato per la cena comunitaria (festa di San Paolo, 29-06-2013)

Citazione

L’ecomuseo: cosa è e cosa non è (Hugues de Varine)

Ci sono diverse definizioni di ecomuseo […]. Ma tutte le definizioni sono imperfette e talmente complicate che rimane difficile comprenderle. Per me (l’ecomuseo) è una azione portata avanti da una comunità, a partire dal suo patrimonio, per il suo sviluppo. L’ecomuseo è quindi un progetto sociale, poi ha un contenuto culturale e infine s’appoggia su delle culture popolari e sulle conoscenze scientifiche. Quello che non è: una collezione, una trappola per turisti, una struttura aristocratica, un museo delle belle arti etc. Un ecomuseo che sviluppa una collezione importante e ne fa il suo obbiettivo non è più un ecomuseo, poiché diventa schiavo della sua collezione. (Hugues de Varine)

Tratto da un’intervista di Stefano Buroni a Hugues de Varine.