Un paesaggio invisibile a Roccagorga: il villaggio di capanne in località Valle La Caccia (idee per la valorizzazione)

Sabato 9 luglio si è tenuto a Roccagorga, in una sala dell’EtnoMuseo Monti Lepini, un incontro per il progetto “Paesaggi invisibili”. L’EtnoMuseo è diventato Centro di interpretazione locale dell’Ecomuseo con una delibera di giunta nel dicembre del 2020.

Sono intervenuti: Antonio Saccoccio (coordinatore dell’Ecomuseo dell’Agro Pontino), Angelo Valerio (rappresentante legale dell’Ecomuseo), Eros Ciotti (architetto, presidente di Metropoli’s, associazione che gestisce l’EtnoMuseo Monti Lepini, referente locale dell’Ecomuseo dell’Agro Pontino), Roberta Tucci (etno-antropologa, docente della Scuola di Specializzazione in beni demoetnoantropologici dell’Università Sapienza di Roma, membro del Comitato tecnico-scientifico dell’Ecomuseo delle Acque del Gemonese).

Angelo Valerio ha ricordato l’importanza per l’Ecomuseo della ricerca etnoantropologica e del rapporto con l’EtnoMuseo di Roccagorga.

Antonio Saccoccio ha sinteticamente introdotto l’idea che sta alla base del progetto “Paesaggi invisibili” (richiamando le teorizzazioni di Lucio Gambi e Maurizio Maggi) e ha messo l’accento sulla cosiddetta “invisibilità del pastore”, tema ricorrente negli studi sui villaggi di capanne.

Eros Ciotti ha quindi illustrato con una ricca serie di immagini e fotografie il villaggio di capanne sito in località Valle La Caccia. Del villaggio è stato effettuato anni fa, su progetto del prof. Vincenzo Padiglione, direttore scientifico dell’EtnoMuseo Monti Lepini, un rilievo e uno studio completo da un gruppo di ricerca composto da architetti, archeologi e antropologi, coordinati rispettivamente dall’arch. Eros Ciotti, dall’archeologa Prof.ssa Margherita Cancellieri e dallo stesso prof. Padiglione. Il villaggio, costruito da carpinetani, è suddiviso in tre zone vicine ma distinte in cui vivevano tre gruppi familiari; fu abbandonato quando negli anni Cinquanta iniziò il rimboschimento. Ora è quasi completamente nascosto dalla vegetazione. Occorre comprendere in che modo riscoprirlo e valorizzarlo.

Roberta Tucci ha ricordato l’importanza di cercare i giusti attori sociali, quelli che appartengono ai contesti agropastorali, per poter poi colloquiare con loro. Dopo aver lavorato sulle fonti e sulla documentazione, sarà necessario rendere fruibili questi luoghi, renderli evidenti, visibili, con sentieri segnalati. In seguito non bisognerà considerarlo solo un luogo di escursioni, ma anche un sito in cui la comunità entra dentro in modo esperienziale, con attività di cooperazione e manutenzione sulla pietra a secco. Lungo i percorsi si potranno costruire altri muretti a secco, ma anche manufatti nuovi, che possono essere accanto o sulla via per raggiungere il villaggio. Ogni anno si potrebbero costruire dei pezzi di muretti a secco. In questo modo si potrebbe recuperare un legame anche affettivo con il nostro passato, senza alcuna nostalgia. Un’altra possibilità è organizzare letture tematiche o piccoli concerti, come fa l’Ecomuseo delle Acque del Gemonese. In ultimo, ma non per importanza, si potrebbe realizzare una mappa di comunità per rendere visibile ciò che ora è invisibile, anche per estendere questo discorso ad altre località e comunità con emergenze analoghe.

L’incontro si è concluso con alcuni preziosi interventi dei partecipanti e un delizioso rinfresco preparato e offerto dall’EtnoMuseo.

Per l’accoglienza e la splendida ospitalità ringraziamo Mara Ricci, Noemi Politi, Angelica Saputo, Paola Cipolla, Vincenzo Piccaro, Domenico Orsini.

La prevista passeggiata di scoperta al villaggio di capanne in località Valle La Caccia è stata rimandata al prossimo autunno. In sostituzione Eros Ciotti ha portato i partecipanti in piazza VI Gennaio e li ha intrattenuti con il racconto straordinario di una comunità che, ispirata dall’illusionismo barocco, preferì costruire un’altra città piuttosto che continuare a sviluppare gli spazi angusti del Medioevo. Chi ha voluto e potuto, è rimasto a cena godendosi la fresca serata a Roccagorga.

In Italia è soprattutto il cedimento del “paesaggio invisibile” che ha messo in crisi la bellezza, la solidità, la vivibilità di molti territori: relazioni sociali, uso consuetudinario dei luoghi e delle risorse comuni soprattutto territoriali, norme e prassi di convivenza e reciprocità, modalità di comunicazione inter-generazionali e di trasmissione dei saperi sono lentamente “franati”, prima del paesaggio visibile, silenziosamente ma non meno disastrosamente. [Maurizio Maggi, 2006]

Il villaggio di capanne, distinto in tre zone (immagini tratte dalle relazione di Eros Ciotti)
Fotografia di gruppo con il responsabile legale dell’Ecomuseo Angelo Valerio, il coordinatore dell’Ecomuseo Antonio Saccoccio e alcuni referenti locali dell’Ecomuseo: Luciano De Prosperis (Amaseno), Ernesto Migliori (Vallecorsa), Eros Ciotti (Roccagorga), Pino Lattanzi (Sonnino).
Eros Ciotti ed Ernesto Migliori
Ernesto Migliori e Carlo Pietrocini

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