Archivi del mese: marzo 2014

Festa della polenta a Tor Tre Ponti con Jo Menaturo da Bassiano

Il gruppo Jo Menaturo, invitato a Tor Tre Ponti in occasione della festa della polenta presso la Chiesa di San Paolo, si esibisce allegramente e senza ricevere compenso in denaro (a loro basta essere sfamati quando arriva l’ora di pranzo). Notevole la freschezza timbrica e canora dei componenti del gruppo di Bassiano, composto quasi totalmente da bassianesi (tranne un simpatico inserimento napoletano). Gli strumenti musicali, molti dei quali in legno, sono costruiti dagli stessi componenti del gruppo. L’esibizione è quasi sempre in circolo, con al centro un “mammoccetto” di 11 anni che suona il cuticù e canta rispondendo agli altri. Tra pochi anni spetterà probabilmente a lui tramandare il repertorio  del suo paese. Anche se ci urla nelle orecchie: “So’ rocchiciano!” (di Roccagorga).

Stracolmo il piazzale che ospita la festa. Alla fine saranno serviti 500 pasti. Una piccola parte della comunità bassianese e gran parte della comunità di Tor Tre Ponti (almeno per metà costituita da coloni veneti) per un giorno festeggiano insieme. E c’è pure un frate comunista che regala benedizioni a destra e a manca. Proprio nel piazzale della Chiesa…

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Due piatti millenari: le làccane e i crostoli (Adriana Vitali Veronese)

Làccane o lacne – làcchene – laine – làcchena (quanti nomi per la stessa pasta!)

Dal latino “laganum” e “lagana”, al plurale (cioè lasagne). Con questo nome si indica una pasta di antica origine, fatta in casa impastando acqua e farina di grano duro. Già i Romani conoscevano le lasagne e le gustavano preparate in modi diversi. Entravano orgogliose nella preparazione di gustosi primi piatti. Le ricorda Orazio nelle sue Satire: “A sera… torno a casa, ai miei porri, ai miei ceci e al mio “Catinus lagani” (pasticcio di lagane)…” Era un cibo molto simile alle attuali lasagne al forno: pasta a strati alternati a farciture varie (ricotta, formaggio, salsiccia, fegatelli, uova sode, verdure), irrorata da un sugo semiliquido per favorire la cottura della pasta. M. Cristina, una mia amica rocchigiana, chiama “le sagne” il pasticcio di pasta fresca all’uovo, condito con ottimo ragù e formaggio grattuggiato. [La stessa pasta delle “lagane”, tagliata a nastri, fritta e addolcita con il miele, era per i Romani un dolce molto apprezzato: il “crustulum”, croccante e dorato era particolarmente gradito ai bambini. Ancora oggi, alcuni dolci carnevaleschi della tradizione veneta conservano il nome di “crostoli”, con l’unica variante d’essere addolciti con lo zucchero invece che con il miele]

(Adriana Vitali Veronese)

L’Ecomuseo dell’Agro Pontino incontra l’Ecomuseo del Litorale Romano

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