Archivi del mese: agosto 2017

El prìvy

Comunque quella volta a un certo punto questi americani si misero a fare: “Tel prìvy, tel prìvy” e noi non capivamo. Rossoni allora – che come lei sa l’America era casa sua – disse: “El prìvy xè il cesso”, e anche noi da quel momento cominciammo a chiamarlo “prìvy” e ancora ce lo chiamiamo adesso; anche se naturalmente non c’è più e abbiamo tutti il bagno in casa. Fu zia Bìssola la prima che – una volta che c’era un ospite, non so chi fosse, forse il medico o il prete – dovendo improvvisamente andarci ma volendo motivare un po’ signorilmente la sua assenza, disse: “A vàgo int’el prìvy”. […]

E da allora in poi – prima per gioco e poi per davvero – per tutti i Peruzzi il cesso è sempre stato il prìvy e stava dietro, staccato dalla casa, come si faceva allora in tutte le zone di campagna. Mica solo in Agro Pontino. In tutto il mondo e le ragioni erano igieniche. Non essendoci disponibilità d’acqua corrente nelle case – disponibilità legata evidentemente all’energia elettrica – non c’era neanche la possibilità di smaltire in condotte o fognature i rifiuti che ne derivavano. Lo smaltimento doveva farsi quindi solo con i pozzi neri – scavati direttamente sotto la latrina – in cui i liquami ristagnassero per essere poi svuotati una o due volte l’anno. Non era perciò opportuno che le persone risiedessero stabilmente – ossia vivessero, mangiassero e dormissero – proprio sopra il pozzo nero. Per questo lo si metteva fuori, anche se nelle zone più povere e arretrate – come in Altitalia nei casoni – non c’era proprio nessun prìvy, o latrina che fosse, e nemmeno il pozzo nero, e la gente andava di volta in volta in mezzo ai campi.

[tratto da Antonio Pennacchi, Canale Mussolini, 2010]