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La liva rossa (di Caterina Pistilli)

Queste sono le olive in salamoia, qualità Itrana ,”la liva rossa” (l’oliva grande) comunemente chiamata da noi coresi.
Tra marzo e aprile è il periodo della raccolta, quando la “liva” è completamente giunta a maturazione e con il primo caldo è tornata ad essere liscia e bella gonfia.
Viene coltivata nelle nostre splendide colline tra Cori, Giulianello, Rocca Massima e Norma; anche se talvolta le coltivazioni si spingono dai piedi delle montagne fino alle zone più a valle.
Ma, come sappiamo, la particolarità di questa qualità di ulivo è che necessita di zone non troppo umide, molto assolate, riparate da venti freddi e gelate notturne, per questo la produzione per eccellenza la si ha proprio in collina dove il clima è ottimo.
Da sempre a Cori si coltivavano olive da olio come la “liva menuta, Jo leccino ecc.”, dagli anni Settanta in poi vennero innestati la maggior parte dei nostri uliveti con questa fino ad allora nuova coltura e dopo alcuni anni fu un vero e proprio boom economico per la nostra piccola economia contadina.
Tant’è che alcuni anni fa una bottegante di abbigliamento e biancheria da corredo mi raccontò che a Cori quando c’era l’anno della “carecativa” girava l’economia del paese, si acquistavano corredi per le giovani aspiranti spose, si rinnovano tolette per la festa.
Sì, proprio così, la “carecativa”, perché questa tipica coltivazione non produce ogni anno, ma alterna un anno sì e l’altro no. Dal momento che a fine raccolta la pianta viene potata molto, e la potatura avviene tra aprile e maggio, non avrebbe possibilità di riprodurre il frutto per lo stesso anno.

La ricetta della nostra tradizione.
Per ogni kg di olive 70 grammi di sale.
Sistemare le olive pesate in un recipiente capiente e con la bocca larga, per facilitare il processo di riempimento e di fuoriuscita delle olive; unire la giusta percentuale di sale e colmare con acqua fredda.
Lasciare riposare le olive in dispensa o in cantina per 6 o 7 mesi.

P.s.
Acquistate le olive dai produttori locali in questo periodo per avere olive da pasto dolci e saporite per tutto l’anno, da gustare come antipasto.
Ideali anche per la preparazione di sughi o pietanze a base di carne alla cacciatora. Ottimi gli “spaghetti co Jo tunno e live”.

(testo e fotografie di Caterina Pistilli, tramite il gruppo CÒRI MÉ BBÉGLIO)

Sonnino: inaugurazione del Centro di Interpretazione locale

Sabato 29 febbraio l’Ecomuseo dell’Agro Pontino ha inaugurato il Centro di Interpretazione locale di Sonnino presso il Museo Terre di Confine.
Il pomeriggio è iniziato con una visita del centro storico di Sonnino a cura di Maurizia De Angelis, referente locale dell’Ecomuseo. Partiti da Piazza Garibaldi, i visitatori hanno varcato la Portella, una delle cinque porte del centro, e hanno attraversato la zona denominata Isola Castello sostando presso la Chiesa di San Michele Arcangelo, in stile gotico-cistercense. Si è poi percorso l’antica Via di Mezzo, giungendo alla porta di San Giovanni; quindi, scendendo per vicolo Doralice, si è passati in via Giacomo Antonelli, la seconda arteria principale del centro storico,  in direzione Porta Riore, per giungere infine al Museo Terre Confine.

Alle 16 Massimo Porcelli ha presentato con il suo volume “Mia indimenticabile Consorte… La Grande Guerra dei Bassianesi”, in cui sono raccontate le vicende di Antonio Porcelli, partito per il fronte durante la Prima Guerra Mondiale insieme a tre fratelli.

In seguito ha preso la parola Giuseppe Lattanzi, responsabile scientifico del centro di interpretazione locale di Sonnino, che ha tenuto una conferenza dal titolo “I Terminalia: la festa dei confini dai romani ai sonninesi”,  accompagnata da importanti testimonianze documentarie e fotografiche.

È quindi intervenuto l’assessore Gianni Celani, che ha portato i saluti del sindaco Luciano De Angelis e ha consegnato agli ospiti presenti significative torce sonninesi.

L’ultima parte della giornata è stata dedicata al processo ecomuseale. Il promotore dell’Ecomuseo Angelo Valerio e il coordinatore tecnico-scientifico Antonio Saccoccio hanno spiegato in cosa consiste l’idea di sviluppo comunitario portata avanti da ormai 15 anni in Agro Pontino. Sonnino è un’antenna importante per l’Ecomuseo, perché funge da punto di riferimento per tutto il versante degli Ausoni.

Si è parlato anche dell’inventario partecipato, avviato nel Comune grazie alla partecipazione attiva e attenta di molti cittadini e al prezioso coordinamento della referente locale dell’Ecomuseo Maurizia De Angelis. Si è approfittato del pubblico presente in sala per distribuire nuovamente il questionario elaborato dall’Ecomuseo. Sono quindi intervenuti Francesco Tetro, storico dell’arte e autore di molti studi sull’Agro Pontino, e Giulia Sirgiovanni, direttore scientifico dell’antenna ecomuseale di Sabaudia.

La giornata si è chiusa con una cena a base di prodotti locali (zuppa di fagioli, pane e olio), momento in cui la comunità sonninese ha dimostrato di conservare un sincero spirito conviviale.  Vini ancora una volta gentilmente offerti dall’azienda Casale del Giglio.

L’evento si è svolto prima del diffondersi al centro-sud del contagio del Covid-19 e prima che venissero presi provvedimenti restrittivi da parte del Governo.

Fotografie di Candido Paglia

Ai confini dell’Ecomuseo: una camminata tra gli olivi di Vallecorsa

Vallecorsa è un piccolo centro dei Monti Ausoni, ai piedi del Monte Calvilli. Il panorama delle colline che lo circondano è caratterizzata dalla coltura degli ulivi su terrazzamenti costruiti su muri a secco, denominati macére. Queste colline, in origine pietrose,  furono dissodate dai vallecorsani, che costruirono queste terrazze trasportando terra e sassi.
Vallecorsa è uno dei quattro comuni della provincia di Frosinone che rientra nel Consorzio di Bonifica dell’Agro Pontino e quindi nel territorio dell’Ecomuseo dell’Agro Pontino. Il territorio ha una particolarità, è arido, povero d’acqua, e per questo furono creati centinaia di piccoli pozzi privati e le tre grandi cisterne in località Le Prata; e a questo servirono (e servono) anche le macére, a trattenere l’acqua sulle terrazze e poterla meglio impiegare.

Domenica 27 ottobre ha avuto luogo una “Camminata tra gli Olivi”, organizzata dall’Associazione Nazionale Città dell’Olio (di cui è socio il Comune di Vallecorsa) con la partecipazione della Proloco di Vallecorsa, della Cooperativa La Carboncella, dell’Istituto Comprensivo Castro dei Volsci, dell’Oleificio Cooperativo Arl, dell’Olearia Monti Ausoni SRL. Partiti dalla contrada Collicchi, i visitatori sono stati accompagnati dalla comunità locale tra i terrazzamenti, supportati dalle spiegazioni di Vittorio Ricci, Ernesto Migliori e del sindaco Michele Antoniani. Durante il percorso è stato distribuito un significativo documento contenente un’antologia letteraria sul paesaggio vallecorsano, con brani di Moravia, Morante, Davide Nardoni e don Alfredo Salulini. La camminata si è conclusa presso i due frantoi oleari del paese, dove si è potuto assistere ad alcune dimostrazioni pratiche e assaggiare l’olio prodotto.
Il paesaggio terrazzato è oggettivamente degno di nota, tanto da essere stato già inserito nel Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. Resta il problema di rendere sostenibile, anche economicamente, la produzione olearia, che può vantare la cultivar autoctona denominata “Vallecorsana”.

Durante la mattinata la comunità vallecorsana si è mostrata coesa, serena e collaborativa, mostrando di tenere al proprio territorio e alla propria identità. Sarà importante intraprendere ulteriori passi per valorizzare maggiormente il paesaggio e le produzioni autoctone e renderli noti ben oltre i confini locali.

Fotografie di Ilaria Nappi, Antonio Saccoccio, Angelo Valerio