Archivi tag: Francesco Tetro

Anteprima del documentario “I paesaggio dell’olio e dell’olivo nella Bioregione Pontina” (7 settembre, Festival dell’oliva itrana a Sonnino)

Sabato 7 settembre, alle 10.30, a Sonnino, nell’ambito del ℙℝ𝕀𝕄𝕆 𝔽𝔼𝕊𝕋𝕀𝕍𝔸𝕃 𝔻𝔼𝕃𝕃’ 𝕆𝕃𝕀𝕍𝔸 𝕀𝕋ℝ𝔸ℕ𝔸, presentazione in anteprima assoluta del documentario “I paesaggi dell’olio e dell’olivo”, ideato e realizzato dall’Ecomuseo dell’Agro Pontino in collaborazione con la CAPOL e il CERSITES Università Sapienza di Roma e diretto da Christian Antonilli. Intervengono: Luigi Centauri, Alberto Budoni, Antonio Saccoccio, Alberto Bono.
Nel documentario interventi di Luigi Centauri, Francesco Tetro, Alberto Bono, Paola Ghione, Mauro Morbidelli, Padre Andrea Dante Rossi, Alberto Budoni, Flaminio Muraglia, Ernesto Migliori.
L’evento si terrà nella sala convegni del Convento di San Francesco.
Con il contributo di Regione Lazio e ARSIAL e con il Patrocinio del Comune Di Sonnino.
Il documentario è realizzato nell’ambito dell’Avviso pubblico finalizzato all’assegnazione di contributi a favore dei servizi culturali inseriti nelle organizzazioni regionali O.B.R., O.M.R. e O.A.R. per l’anno 2023 per attività e ammodernamento – Determinazione G12163 del 15.09.2023.

Passeggiata di scoperta a Latina – Nascosa (con il Patto di Collaborazione Gli alberi di Nascosa e il CeRSITeS Sapienza di Roma)

Lunedì 27 febbraio 2024, alle ore 18.30, appuntamento a Latina, quartiere Nascosa, con le passeggiate di scoperta dell’Ecomuseo dell’Agro Pontino.

La passeggiata partirà dalla Chiesa di San Luca per raggiungere Nascosa lungo i fossi Paoloni e Morbella attraverso il Parco Susetta Guerrini e costeggiando vigne e campi coltivati.

Parteciperanno e dialogheranno con gli abitanti: Bruno Fontanarosa (responsabile Patto di Collaborazione Alberi di Nascosa), Alberto Budoni (urbanista, Università Sapienza di Roma), Mauro Iberite (botanico, Università Sapienza di Roma), Francesco Tetro (storico dell’arte e del territorio), Amedeo Giustarini e Antonio Saccoccio (Ecomuseo dell’Agro Pontino).

Interverranno attivamente nella passeggiata con osservazioni rappresentanti dei seguenti gruppi attivi nei quartieri Q4 e Q5: Quartieri Connessi, Lestrella Pop, Centro sociale Nuova Latina.

La passeggiata è organizzata dall’Ecomuseo in sinergia con il Patto di Collaborazione “Gli alberi di Nascosa” e il CeRSITeS Università Sapienza di Roma.

Un documentario su Duilio Cambellotti su Rai 5 (con Francesco Tetro)

Il 27 marzo alle ore 21.15 su Rai 5 andrà in onda il documentario “Duilio Cambellotti Arte senza fine”, scritto e diretto da Claudia Pampinella con la consulenza della storica Caterina Brazzi Castracane prodotto da D4 di Roma, in collaborazione con Rai Cultura.
Nel corso del documentario interverrà Francesco Tetro, che con Alessandro Cambellotti, Daniela Fonti, Sara La Rosa e Fabrizio Russo è nel comitato scientifico dell’Archivio dell’Opera di Duilio Cambellotti.
Francesco Tetro, responsabile scientifico Ecomuseo dell’Agro Pontino, è da sempre attivissimo nella promozione della conoscenza dell’opera di Cambellotti.

Primo Forum MuseINrete della Provincia di Latina (Piana Delle Orme, 1 marzo 2024)

Venerdì 1 marzo primo Forum MuseINrete della Provincia di Latina presso il museo Piana Delle Orme. Nel pomeriggio workshop “Educazione ambientale, musei e territorio”.
Il forum nasce dall’iniziativa di direttori e collaboratori dei musei della provincia di Latina.
Nella mattinata (dalle 9 alle 13.30) saranno presenti molti studenti e professori provenienti dalle scuole dell’Agro Pontino. Gli studenti saranno impegnati in diverse attività guidate. L’Ecomuseo dell’Agro Pontino ha preparato le seguenti micro-attività:

Terrazza… Menti. Costruire un puzzle con le pietre a secco
Laboratorio per diventare i futuri custodi del Paesaggio
Con: Ernesto Migliori

Partiamo da una pagnotta di pane!
Dialogo tra gli studenti e un contadino dell’Agro Pontino
Con: Felice Calvani

L’Archivio del XX secolo di Latina
Lezione-laboratorio per conoscere cos’è e come è organizzato un archivio privato
Con: Francesco Tetro

I dialetti italiani e i dialetti dell’Agro Pontino
Attività guidata e dialogata con gli studenti
Con: Dante Ceccarini

Caccia al cavallo. Per una comprensione dell’arte rupestre nel territorio lepino-pontino
Laboratorio teatrale
Con: Pier Giulio Cantarano

Ceccarini, Iberite, Saccoccio e Tetro alla fiera dell’editoria di Roma per l’Ecomuseo dell’Agro Pontino

Mercoledì 6 dicembre Dante Ceccarini, Mauro Iberite, Antonio Saccoccio e Francesco Tetro hanno presentato i “Quaderni dell’Ecomuseo dell’Agro Pontino” alla Fiera della piccola e media editoria di Roma.

Presentazione dei “Quaderni dell’Ecomuseo dell’Agro Pontino” alla fiera dell’editoria di Roma (EUR, Nuvola)

Il 6️ dicembre, alle ore 14.30, presso la Fiera della piccola e media editoria che si tiene alla Nuvola dell’EUR (Roma), saranno presentati nello stand della Regione Lazio i Quaderni dell’Ecomuseo dell’Agro Pontino, editi da Avanguardia 21 edizioni.

Dopo l’introduzione a cura di Antonio Saccoccio, coordinatore tecnico-scientifico dell’Ecomuseo dell’Agro Pontino, saranno tre le pubblicazioni presentate.

Mauro Iberite, ricercatore presso il Dipartimento di Biologia Ambientale Università Sapienza di Roma e referente scientifico dell’Ecomuseo, presenterà il suo studio botanico sulla flora acquatica del fiume Cavata.

Dante Ceccarini, poeta e studioso dei dialetti locali, illustrerà la sua ricerca sulle “biasteme sermonetane”.

Francesco Tetro, architetto, storico dell’arte e referente scientifico dell’Ecomuseo, già direttore dei Musei di Latina, presenterà il suo studio sulla toponomastica in Agro Pontino.

É la Contessa terracinese Elisabetta Fiorini Mazzanti l’unica scienziata pontina dell’800 (di Francesco Tetro)

Ripubblichiamo l’interessantissimo articolo É la Contessa terracinese Elisabetta Fiorini Mazzanti l’unica scienziata pontina dell’800 di Francesco Tetro, pubblicato il 15 febbraio 2010 sul quotidiano “Il Tempo” nella rubrica “Latina da vivere”. Tetro è referente scientifico per l’Ecomuseo dell’Agro Pontino e responsabile, con Antonio Saccoccio, del Centro Studi dell’Ecomuseo sito presso la Libera Università della Terra dei Popoli (Pontinia).

Un territorio come quello pontino, affatto urbanizzato fino ai primi decenni del XX sec., con una natura dominante e così prossima alla Capitale, non poteva non attrarre, oltre i protagonisti del Grand Tour letterario e pittorico, anche l’interesse scientifico dei botanici, attivi in zona almeno dal Rinascimento. Fatto straordinario però è che una donna, la contessa Elisabetta Fiorini Mazzanti di Terracina, occupasse una posizione di indiscutibile rilievo internazionale nello studio della flora pontina. Nata a Terracina nel 1799 dal conte Giuseppe e da Teresa Scirocchi (a Terracina Alta, alle spalle della Cattedrale e probabilmente al centro del ghetto ebraico, notevoli solo le case che portano il nome della madre, le cosiddette “Case Scirocchi”, risalenti al XII-XIII sec.), apparteneva ad una famiglia agiata, aveva buone relazioni, raffinate tradizioni e soprattutto una educazione completa nelle discipline umanistiche, artistiche e nella lingue (francese, inglese e tedesco), indispensabili per i suoi studi scientifici come la botanica. Divideva la sua vita tra la casa di Roma, dopo aver sposato il conte e giureconsulto Luca Mazzanti, e le tenute familiari di Terracina e del Circeo, dove raccolse le prime piante, sotto la guida dello scienziato G.B. Brocchi e del botanico E. Mauri che dal 1820 dirigeva l’Orto Botanico di Roma. Il salotto romano di Piazza S. Claudio era frequentato da intellettuali e scienziati; si ricordano fra gli altri Carlo Luciano Bonaparte e il principe di Canino, anch’esso naturalista di chiara fama, che ebbe il merito di convincere Elisabetta a stampare nel 1828 la sua “Appendice al Prodromo della flora romana” (vi aggiunse una centuria, cioè ben cento nuove specie identificate nelle sue perlustrazioni). Molte di quelle cento nuove specie scoperte dalla Fiorini saranno successivamente pubblicate in riviste scientifiche di circolazione internazionale. Ma i suoi più importanti studi vennero rivolti all’ampelografia, cioè allo studio dei vitigni italiani, che gli valsero l’ingresso all’Accademia Reale delle Scienze di Torino. Dopo la morte del marito in giovane età (1841), del padre (che gestiva la Stazione di Posta di Terracina, vicinissima alla settecentesca residenza, purtroppo distrutta nell’ultimo conflitto mondiale) e dell’unica figlia, Elisabetta Fiorini si dedicò completamente all’amministrazione delle sue terre pontine e più intensamente agli studi naturalistici nell’agro terracinese, nelle zone palustri e nella Selva del Circeo. Suo merito, negli studi sulle alghe d’acqua dolce e d’acqua termale, fu il rinvenimento di una nuova specie di Diatomea, l’Amphora bulbosa, rinvenuta nelle acque salso-acidule presso Terracina, e la Porotrichum che venne battezzata Mazzantii Nob. La contessa, essendo appassionata della flora che nasceva nei pressi delle fonti, studiò particolarmente quella delle Acque Albule e prima di morire concluse i suoi studi sulla florula del Colosseo. C. Montagne la ricordò dando il suo nome ad alcune specie (Genere Mazzantia), come il Parlatore (Genere Fiorinia) e il Müller che denominò una nuova specie di muschio inviatogli dalla Fiorini “Filotrichella Fiorini Mazzantia”. Elisabetta Fiorini Mazzanti fu socia onoraria di prestigiose istituzioni scientifiche (Nuovi Lincei, Accademia di Orticoltura di Bruxelles, Accademia Agraria di Pesaro, Accademia Tiberina, Accademia dei Georgofili di Firenze, Accademia Economico-Agraria di Perugia, Società Medico-Fisica di Firenze, Accademia Leopoldina di Dresda, etc.) e lasciò la sua biblioteca con le sue ricerche, oltre i suoi preziosi erbari, all’Istituto di Botanica dell’Università La Sapienza di Roma. È un peccato che alla sua figura di scienziata non vengano dedicati approfonditi studi e che nel futuro Museo delle Bonifiche, da allestire a Terracina nel settecentesco Palazzo della Bonificazione, non venga dedicato uno spazio adeguato alla qualità delle sue ricerche

L’origine della località “Chiesuola” e la non più esistente chiesa di S. Carlo di Piscinara (di Francesco Tetro)

Ripubblichiamo l’articolo L’origine della località “Chiesuola” e la non più esistente chiesa di S. Carlo di Piscinara di Francesco Tetro, pubblicato l’11 febbraio 2008 sul quotidiano “Il Tempo” nella rubrica “Latina da vivere”. Tetro è referente scientifico per l’Ecomuseo dell’Agro Pontino e responsabile, con Antonio Saccoccio, del Centro Studi dell’Ecomuseo sito presso la Libera Università della Terra dei Popoli (Pontinia).

L’incrocio tra le strade La Cava, Chiesuola e Congiunte Destre, attraversato dal Collettore delle Acque Medie e un tempo da un ramo del tristemente noto Fosso Fuga degli Ebrei, è più conosciuto come La Chiesuola, intorno al quale si aggregarono durante la Bonifica una decina di abitazioni, una scuola e una chiesa. La località non diventò però mai un Borgo per lo scoppio del 2° conflitto mondiale; è noto però che avrebbe dovuto chiamarsi Borgo Tagliamento, in memoria dei sacri fiumi italiani, teatro della prima guerra mondiale, come avvenne per Borgo Isonzo e per Borgo Piave nelle località rispettivamente di Casale Antonini e Passo Barabino. Il toponimo Chiesuola però ricorda, non già la piccola chiesa posta attualmente all’incrocio citato, ma un’antica chiesa, ormai non più esistente, dedicata a S. Carlo da Sezze che, nei documenti antichi e nella cartografia sette-ottocentesca, viene indicata come S. Carlo di Piscinara dei Caetani. Furono infatti proprio i Caetani ad edificare questa piccola pieve e sono noti anche la data, il nome del Duca che la fece costruire e la ragione: Gaetano Francesco Caetani (1656-1716), nel 1691, per un voto che fece a S. Carlo da Sezze, per essersi salvato da un temporale, grazie al riparo offertogli da un’ imponente quercia. Quel sito abbandonato e spogliato di tutti i suoi arredi sacri, a causa del decreto napoleonico di confisca, che come rudere, anche consistente, rimase a testimoniare l’antico culto, negli anni Trenta venne completamente trasformato, grazie anche alla costruzione di una decauville che ad anello (da cui deriva il nome di una strada della località) trasportava da Monticchio il pietrisco necessario a realizzare le massicciate delle nuove strade di bonifica. Dell’antica strada, forse romana, percorsa dal Duca Caetani, che proveniva dalla via Appia, di cui nei campi spesso compare qualche basolo, non c’è più traccia, ma il luogo dove attualmente sono degli impianti sportivi coincide con il sito dell’antico culto di S. Carlo da Sezze. Ma il Caetani fu famoso soprattutto per ben altra ragione: la congiura contro il re di Napoli. Gaetano Francesco, che sposò Costanza, la pronipote di Urbano VIII e figlia di Maffeo Barberini, dal 1702 rinnegò i sentimenti filospagnoli che avevano caratterizzato la famiglia e fu parte attiva nella congiura contro Filippo V, che la casa d’Austria intendeva rovesciare dal trono del Regno di Napoli. Aderendo al progetto di congiura, Gaetano Francesco Caetani radunò a Sermoneta grosse truppe di banditi e di sgherri, un temibile esercito che fu spedito alla volta di Napoli in aiuto dei congiurati. Le cose però non andarono per il verso giusto e Filippo V, scoperta la congiura, condannò il Caetani alla pena capitale e alla confisca dei beni di Caserta (più tardi i Caetani furono costretti a vendere a prezzo politico il loro feudo napoletano sul quale poi verrà costruita la famosa Reggia), mentre il papa lo privò di Sermoneta e lo mise al bando. Papa Clemente XI, ovviamente filospagnolo, pare volesse addirittura distruggere la rocca sermonetana con un esercito di velletrani e di sezzesi, ma non riuscì nell’intento e si dovette accontentare dell’esilio del Caetani. Questi, dopo aver affidato i propri beni ai Barberini, i parenti acquisiti, si rifugiò ovviamente a Vienna con il figlio Michelangelo e con un piccolo seguito di fedelissimi sermonetani e solo nel 1711 potè finalmente lasciare l’esilio e rientrare nel pieno possesso dei suoi beni.

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Inaugurazione della mostra “Voci dalle acque” (Museo della Terra Pontina di Latina)

Blocchi rompi-flutti preparati per la foce del Rio Martino (fotografia storica)

I blocchi rompi-flutti preparati per la foce del Rio Martino (indicazione riportata sul retro della fotografia). Primavera del 1933 (sul retro)
Dall’Archivio Fotografico Digitale della Libera Università della Terra e dei Popoli.
Provenienza e proprietà: Archivio del XX secolo (Latina).