Adriana Vitali Veronese racconta i suoi primi 80 anni all’Ecomuseo dell’Agro Pontino

Io sono una giovane ottantenne. Incominciamo così, perché il prossimo anno compirò 80 anni. Sono nata qui, in questa città. Non risulto nata a Littoria, per il semplice motivo che non c’era l’ospedale e mia madre è dovuta andare a Velletri, perché gravitava tutto su Velletri. Però, nata lì, arrivata qui. Con Velletri nulla a che spartire, perché sono di origine tosco-veneta. Mio padre è venuto diciottenne a Littoria, da Pisa, da Villa Saletta, casa molto bella, Spirito d’avventura. Prende la bicicletta e naturalmente con la disapprovazione dei genitori viene in bicicletta qui, appena bonificato il territorio. Mia madre, veneta, di Treviso, arrivata con il gruppo familiare da Treviso, il primo gruppo di trevisani, perché a mio nonno, ex combattente della grande guerra, nell’opera nazionale combattenti, avevano assegnato un podere. Mio nonno aveva combattuto su vari fronti, conobbe il re, felicissimo “io ho conosciuto il re, mi ha stretto la mano”. Mio nonno radunò la famiglia, piuttosto numerosa, due maschi già sposati, due scapoli, le nuore, mia madre e la sorella. Una famigliola. E vennero giù. Scesero a Cisterna di Roma, perché non c’era ancora la stazione di Littoria. E, come raccontano nelle fantasie (che non sono proprio fantasie), ognuno scese con quel po’ di bagaglio che poteva portare. Mia madre, bella veneta, bella treccia dietro la nuca, capelli lunghi, portava sotto il braccio l’antica sveglia dei bisnonni, che ho ancora a casa funzionante. Ammirazione di tutti gli autoctoni, ancora magari con le pelli ovine sulle cosce e le ciocie ai piedi, le donne con i gonnoni lunghi e il fazzolettone in testa… Mia madre suscitò subito scandalo, scese in tailleur attillato, gonna a ginocchio, mostrava le gambe, fazzolettino di pizzo nel taschino, scarpine con il cinturino, le calze trasparenti, la borsetta in tinta con le scarpe. Suscitò meraviglia e scandalo: “Chi è questa? Come osa?”. I giovanotti incuriositi. Mio padre si innamorò di mia madre. Per farla breve, si conobbero e si sposarono. E sono nata io, nel 1935. E tutta la mia vita io l’ho trascorsa qui, in questo territorio. Ho visto crescere la città, ho visto costruire i palazzi. Mi affacciavo al terrazzo, al quartiere Nicolosi, perché non era che c’era molto in quella zona…

(Adriana Vitali Veronese, Latina, 24 Febbraio 2014)

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