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Carciofi fino a giugno: la promessa da Tor Tre Ponti (con un paio di ricette)

Arriva da Tor Tre Ponti una promessa: questa estate potremo mangiare carciofi locali, a giugno e persino a luglio. La sfida viene dall’azienda Daniela Calvani, che aderisce alla rete di sviluppo locale dell’Ecomuseo dell’Agro Pontino.
Felice Calvani, contadino, ci spiega come questo sarà possibile:
“Per arrivare a giugno e luglio, utilizzeremo un impianto di nebulizzazione che permetterà alle piante di carciofo di tollerare le temperature elevate. Una nebulizzazione ben calibrata evita anche lo spreco d’acqua. Insomma, a maggio e giugno potrà fare molto caldo, e questo è un sistema per abbassare le temperature e renderle sostenibili. D’altra parte – aggiunge Felice – in queste settimane stiamo proteggendo le piante di carciofo dal problema inverso: le gelate notturne. Per evitarle stiamo coprendo la parte più delicata della pianta con della paglia, come se fosse un cappottino”.
I primi, ottimi, carciofi sono già in vendita presso l’azienda.

Qui sotto Gloria Monti ci ha lasciato una ricetta semplice per cucinare i carciofi.

Ingredienti.
Carciofi, olio, aglio, mentuccia. Se piace, si può aggiungere anche peperoncino.
Preparazione.
Mondare i carciofi, conservando il cuore e un pezzo di gambo. In questo caso i gambi sono teneri, quindi è possibile salvarne diversi centimetri. Mettere i carciofi in acqua fredda con succo di limone per evitare l’ossidazione.
I carciofi si possono cuocere a pezzi oppure interi.
Se a pezzi, si dividono i carciofi in 4 e poi si mettono con aglio, mentuccia, olio e un po’ d’acqua in padella. Si copre tutto con il coperchio e si lasciano cuocere. I carciofi sono pronti in 10, al massimo 15 minuti (in questo caso i carciofi sono tenerissimi e si cuociono rapidamente). In ogni caso, quando la forchetta si infila alla base del carciofo, si può spegnere il fuoco.
Se invece si preparano interi, li si mette in padella a testa in giù con il ripieno al centro di aglio e mentuccia.
Prima di chiudere il coperchio, è preferibile coprire con un foglio di carta di alluminio.

Ed ecco un’altra ricetta, stavolta di Felice Calvani: insalata di carciofi.

Ingredienti.
Carciofi, olio, pepe, sale, parmigiano reggiano.
Preparazione.
Mondare i carciofi, conservando il cuore e un pezzo di gambo. Mettere i carciofi in acqua fredda con succo di limone per evitare l’ossidazione. Asciugare con cura i carciofi.
Tagliare finemente i carciofi, alla julienne. Disporre i carciofi tagliati in un piatto da antipasto, aggiungere un filo d’olio extravergine d’oliva a crudo, un pizzico di sale, scaglie di parmigiano reggiano e (se piace) una passata di pepe macinato fresco.
P.S. Per gustare l’insalata di carciofi a crudo, i carciofi devono essere di primissima qualità e molto teneri.

Qui sotto alcune fotografie di Gloria Monti.

La bazzoffia (preparazione)

Sezze e Priverno si contendono la superiorità dei broccoletti “strascinati”. L’eccellente qualità dei carciofi, l’originalità della “bazzoffia”. Ho assistito a questa simpatica discussione tra due amiche, una sezzese e l’altra privernate. “A voi sezzesi il merito della migliore zuppa di fagioli, ma a noi privernesi il privilegio della bazzoffia!”.

A chi dare ragione? La maggioranza propende per Priverno. Trascrivo la ricetta di questa minestra appetitosa nutriente e, dicono, anche afrodisiaca, così come mi è stata scritta dal Sig. Elio Testa (già commerciante in Latina).

“Tra i paesi dei monti Lepini ce n’è uno, Sezze, che ha pure una bellissima vallata piena di verde, dal nome Suso, la cui gente viveva anticamente della sua poca pastorizia e agricoltura. Le non poche tradizioni ci hanno fatto riscoprire nella sua povera cucina un tipico piatto somigliante a una zuppa di verdure dal nome “bazzoffia”. Oggi, come una volta, essa viene fatta in un periodo determinato dell’anno, quando si possono reperire dai campi e negli orti i vari ingredienti: cipolla, sedano, patate, bieta, spinaci, zucchine, fagioli, piselli e fave fresche, cardi, fiori e germogli teneri di zucca.
Le verdure tagliate grossolanamente sono messe in un cestino sotto l’acqua corrente per farle macerare per ore (il cestino si chiamava “canistriglio”). In un altri pitico recipiente modellato in roccia (pietra), ma anche di legno, chiamato “murtalo”, viene battuto l’aglio col rosmarino, con un apposito “pistoncino” di legno. La cottura delle verdure avviene in un recipiente di terracotta, la “pignatta”, ed inizia con l’imbionditura, nello strutto, di cipolla e sedano. Quando la base è pronta, si aggiunge il brodo in quantità necessaria (brodo ottenuto, a volte, anche con la carne di pecora). Dopo si aggiungono le verdure ben scolate. In un altro recipiente, svasato, di terracotta, con l’interno verde e bianco, si prepara il pane casareccio, raffermo, finemente affettato, su cui si versa, a cottura ultimata, il brodo bollente con le verdure. Prima di servire la bazzoffia, intorno al recipiente si infilano alcune forchette per tenere sollevato un panno detto “pannone”, che, a sua volta, ricopre la minestra. Dopo mezz’ora si serve la zuppa con la cipolla fresca a fette ed olive nere locali. Dimenticavo di dire che la bazzoffia prima di essere coperta con il “pannone” va cosparsa abbondantemente di pecorino grattugiato”.

[Adriana Vitali Veronese, Latina in cucina. Aromi e sapori antichi e nuovi, 1991]